Il servizio dottrinale di Caterina da Siena

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Il servizio dottrinale di Caterina da Siena


SOMMARIO

 Card. Georges Cottier

Presentazione

Abbreviazioni bibliografiche

Gilles Berceville

La proclamation de Sainte Catherine Docteur de l’Église: une approche de théologie historique

Thomas McDermott

Catherine of Siena: Doctor of Communion

Pedro Fernández Rodríguez

La antropología cristiana en Santa Catalina de Sena

Ludvík Grundman

L’ecclésiologie eucharistique du Dialogue de Sainte Catherine de Sienne

Bernardino Prella

Il mistero della giustizia misericordiosa di Dio. Riflessioni su testi di S. Tommaso d’Aquino e S. Caterina da Siena

Roger Houngbédji

Sainte Catherine de Sienne, modèle de l’écoute dans l’oeuvre de justice et de paix

Carlos Josaphat Pinto de Oliveira

Santa Catarina de Sena. Contemplação apostólica e emancipação da mulher

DOCUMENTI

Paolo VI

Santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa

Paolo VI

Lettera Apostolica Mirabilis in ecclesia Deus

Giovanni Paolo II

Nel XXV anniversario del Dottorato di S. Caterina da Siena. Lettera a Mons. Gaetano Bonicelli, Arcivescovo di Siena

Giuliana Cavallini

XXV anniversario del riconoscimento a S. Caterina da Siena del titolo di Dottore della Chiesa universale

Presentazione

GEORGES CARD. COTTIER, OP

Il 4 ottobre 1970, quarant'anni fa, Paolo VI proclamava santa Caterina da Siena "Dottore della Chiesa". La domenica precedente l'aveva fatto per santa Teresa d'Avila. Era un atto profondamente innovatore, perché riconosceva di fatto al genio femminile, in piena uguaglianza, il dono di esprimere in modo nuovo e convincente, attestato dall'autorità del Magistero, l'eterna freschezza del messaggio evangelico. Un Dottore della Chiesa, infatti, insieme al riconoscimento della santità della sua vita brilla di una «peculiare eccellenza della dottrina»: l'iniziativa di Paolo VI interpella e sollecita dunque tutta la Chiesa, a cominciare dall'insieme della famiglia domenicana, di cui Caterina ha fatto parte.

Nella sua bella omelia, Paolo VI spiegava ampiamente i motivi che l'avevano portato alla sua decisione.

Un primo motivo tocca la dottrina stessa della santa, la cui sintonia con l'insegnamento di san Tommaso è evidente, benché spogliato dai suoi aspetti tecnici. E tuttavia Caterina, «piuttosto maestra che discepola», sapeva a mala pena leggere e scrivere; sembrava dunque mancare dei normali strumenti dell' apprendimento. Bisogna riconoscere in questo un segno del fatto che la sua scienza attingeva direttamente a una sorgente più alta, cioè ai doni dello Spirito Santo; ella travalicava così la lunga e onerosa tappa dello studio. Ma non ci s'inganni: nessuna traccia, in Caterina, di illuminismo o di spontaneismo. Per convincersene, basta considerare la forza e la precisione delle sue formulazioni.

Una bruciante passione per la verità la possiede, e la rende docile alle illuminazioni dello Spirito e insieme attenta alla predicazione della fede, ricevuta dai Frati Predicatori che ella frequenta. Se ha parlato con tanta forza della verità liberatrice del Vangelo, è perché fin dall'inizio ella è stata tutta protesa nell'ascolto di coloro che avevano la missione di annunciare i misteri della fede. In tutto questo si può vedere una testimonianza indiretta della fedeltà e della qualità della predicazione ricevuta dai religiosi e in particolare dai Frati Predicatori che ella frequentava. Non si tratta quindi nemmeno di rivelazioni private in senso stretto.

Paolo VI dà la ragione profonda del carattere a prima vista paradossale del nuovo "Dottore". In questo itinerario in realtà si rivela la maniera con cui l'azione divina guida la Chiesa e la diffusione del Vangelo. Il papa cita un episodio della vita di Gesù riferito da Luca e Matteo: «In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: "Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo"» (Lc 10,21.22; cf. Mt 11,25-27).

A questa testimonianza di Gesù Paolo VI accosta le parole di Paolo alla comunità cristiana di Corinto (cf. 1 Cor 1,26-31): «Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio ... ».

Paolo descrive una situazione. Ma questa situazione ha valore di esempio: in essa noi comprendiamo che lo spirito di povertà e l'umiltà sono condizioni della fecondità dell'annuncio della Parola. Per questo Paolo VI evoca le Beatitudini: esse definiscono lo stile del predicatore. Che tale sia il pensiero di Caterina ci è mostrato da un esempio che, contrassegnato da un diverso contesto storico-culturale, oggi potrebbe sembrarci utopico. Ella invitava alcuni suoi corrispondenti (uomini e donne) a partecipare al «passaggio» nel mondo islamico: farsi prossimi ai non cristiani e dare per essi la vita avrebbe liberato i Luoghi santi e aperto anche ai musulmani, «nostri fratelli, ricomperati del sangue di Cristo come noi» (Lettera 374), l'accesso alla redenzione e al «corpo universale della Chiesa». Per poter mostrare nella Croce la forza dell'amore di Cristo occorrevano preghiera, penitenza, conversione, spirito di pace. L'intuizione è chiara: i mezzi dell' evangelizzazione devono essere essi stessi evangelici.

Per Caterina la causa della pace - all'interno della Chiesa e all'interno della società civile - costituiva una priorità. Per la sua difesa essa si impegnò personalmente e moltiplicò iniziative audaci, richiamando i grandi del tempo alle loro responsabilità. Con il suo esempio e il suo insegnamento ci mostra i fondamenti teologici del riconoscimento della persona umana e dei suoi diritti e doveri. Certo, come osserva Paolo VI, oggi noi siamo più attenti a distinguere le competenze della Chiesa e dello Stato; ma i princìpi trasmessi da Caterina non hanno perduto nulla della loro pertinenza teologica e antropologica. È ben nota la sua definizione «città prestata»: coloro che detengono il potere non devono considerare come loro proprietà la città di cui hanno temporaneamente il governo; essa è loro affidata perché vi instaurino la concordia e la «santa giustizia». E a Caterina dobbiamo questa osservazione che va al cuore dell' etica politica: chi non ha cura della città che è l'anima propria, non l'avrà mai nemmeno della città di cui è temporaneamente signore.

Al tempo di Caterina la situazione della Chiesa, che conoscerà la lacerazione dello scisma, è drammatica: molti membri della gerarchia ecclesiastica avevano un comportamento scandaloso, in contraddizione con la loro missione. Le iniziative di Caterina furono decisamente orientate a sollecitare la conversione. Ella era guidata dallo Spirito Santo e da un senso purissimo del mistero della Chiesa e della via della carità che la anima. Aveva un' acuta percezione del ministero di Pietro, il cui successore ella chiama «dolce Cristo in terra». Ha messo tutte le sue forze a servizio della riforma della Chiesa, sapendo che essa doveva essere opera di pace, senza violenza: doveva cominciare dall'interno, mediante penitenza, lacrime e suppliche, mediante la conversione. Le riforme esteriori ne sarebbero scaturite naturalmente. Per questo a ognuno era chiesto di cominciare con l'impegno alla comunione e all'obbedienza fedele verso i legittimi rappresentanti del Cristo.

Caterina, Dottore della Chiesa, è incomparabile maestra di amore alla Chiesa, che è mistero di fede.

Gli studi riuniti in questo volume costituiscono un invito - rivolto da teologi domenicani di vari Paesi e di diversa esperienza - ad attingere da Caterina da Siena una rinnovata ispirazione a servizio della verità che è Cristo.